LA MOLFETTA CALCIO HA UN NUOVO GIOCATORE, IN SQUADRA L’ARGENTINO NICOLAS ALEJANDRO MUSSO
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Gli alunni delle prime classi del plesso “Corrado Giaquinto” lo scorso 20 aprile hanno ascoltato con attenzione la testimonianza di Pinuccio Fazio, che nel 2001 ha perso suo figlio Michele, ucciso per mano della mafia.
L’incontro si inserisce nelle attività previste dal Pon “Sui passi della legalità”, sostenuto dal comune di Molfetta e dal Consorzio Metropolis, cui la scuola secondaria di primo grado ha partecipato durante questo anno scolastico.
Tra gli ospiti che sono intervenuti nel percorso formativ, l’avvocato Audasio, il capitano dei carabinieri di Molfetta, la partecipazione di volontari dell’associazione Libera oltre agli incontri sulla tematica del bullismo e cyber-bullismo. I progetti hanno coinvolto le classi prime, seconde e terze dell’Istituto.
Lo scorso 20 aprile, per incontrare i ragazzi di prima, ha fatto ritorno a scuola Pinuccio Fazio. Già l’anno scorso anno, infatti, Fazio aveva raccontato la storia di suo figlio Michele, ucciso per errore da un colpo di pistola il 12 luglio 2001.
A ricostruire il tragico episodio riportando la testimonianza di Pinuccio Fazio, una studentessa che ha partecipato all’incontro tenutosi nell’aula magna dell’Istituto.
«Michele tornava a casa dopo una giornata di lavoro come barista. Il papà, di professione ferroviere, aveva ordinato le pizze per tutti e Michele, come ogni sera, usò il telefonino regalatogli dai genitori per avvisare che stava rincasando.
Mancavano poco più di 20 minuti alle 23 quando tutta la famiglia udì gli spari per strada. Nessuno mosse un dito, tranne la sorella più piccola: Rachele. Sbirciò dalla finestra e vide il corpo del fratello Michele esanime per terra sotto casa. Il sedicenne venne raggiunto da un proiettile vagante che lo colpì mortalmente alla nuca.
Per l’omicidio furono condannati Francesco Annoscia (15 anni e 8 mesi), che ha già scontato la sua pena e Raffaele Capriati (17 anni).
Non erano due, ma ben tre: il terzo era Michele Portoghese, componente del commando.
Pinuccio, anche se sorridente ha un dolore immenso dentro di sé: gira nelle diverse scuole per ricordare il figlio, innocente e incosciente della guerra in corso fra le due fazioni della mafia di Bari».
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