MARE SICURO 2023, SOCCORSE 28 PERSONE E 5 IMBARCAZIONI: IL REPORT DELLA CAPITANERIA DI PORTO
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Restituire l’originaria bellezza all’arte. È questo il compito di Tiziana de Lillo, restauratrice molfettese impegnata ormai da qualche anno nel complesso progetto di riqualificazione di Palazzo Fizzarotti, edificio storico sorto agli albori del ‘900 nel centro di Bari.
Nata in una famiglia che ha scritto per oltre un secolo la storia dell’architettura pugliese producendo le famose “cementine”, mattonelle artistiche che ancora oggi rivestono buona parte dei pavimenti delle abitazioni antiche non solo molfettesi, ma dell’intera regione e anche di Palazzo Fizzarotti, Tiziana de Lillo insegna Storia e Tecniche del Restauro all’Università di Bari e si sta occupando di due distinti progetti di restauro condotti sullo storico edificio barese.
«Da circa due anni – racconta Tiziana de Lillo – mi sto occupando di una consulenza in fase esecutiva al restauro della facciata di Palazzo Fizzarotti, mentre con l’Università siamo in procinto di iniziare, nell’ambito di un tirocinio didattico, il restauro della fontana. Si tratta di un lavoro complesso, ma molto affascinante di cui stiamo affrontando la parte conoscitiva. L’intervento di restauro vero e proprio dovrebbe iniziare nelle prossime settimane. Sono molto legata a questo intervento perché i miei antenati conoscevano personalmente la famiglia Poli, attuale proprietaria di Palazzo Fizzarotti, in cui peraltro sono presenti le famose “cementine” de Lillo».
Quali lavori hai condotto su Molfetta?
«Ho restaurato tutti i manufatti artistici della chiesa dell’Immacolata, quindi i dipinti e le sculture. Mi sono occupata anche del restauro di alcune statue in cartapesta e statue lignee appartenenti a diverse altre chiese cittadine. La mia famiglia ha avviato la produzione di cementine e mattonelle in graniglia nel 1894, per poi dismetterla nel 2003, l’anno in cui mi sono laureata. Sin da piccola ho sempre respirato arte e artigianato e penso che non avrei potuto intraprendere con la stessa passione nessun altro tipo di percorso professionale».
Quale intervento di restauro ritieni prioritario a Molfetta?
«Procederei alla revisione delle opere di restauro condotte circa venti anni fa sul sito archeologico del Pulo di Molfetta, a cui mi sono dedicata anch’io da neolaureata. Mi farebbe piacere tornare a lavorare lì, perché il sito rappresenta una delle realtà storiche, culturali, artistiche e paesaggistiche più preziose della nostra città. La nitriera borbonica avrà senz’altro bisogno di un’operazione di pulitura e disinfestazione dall’attacco biologico, come l’intero sito dovrebbe essere costantemente oggetto di interventi di manutenzione, attraverso la rimozione e il contenimento della vegetazione spontanea. Un altro intervento pianificabile sarebbe il recupero dell’ex convento Cappuccini, che il Comune ha di recente acquisito, che potrebbe diventare uno tra i principali contenitori culturali della città. Non necessariamente la sua destinazione d’uso deve essere collegata al Pulo, anzi potrebbe accogliere mostre d’arte, spettacoli teatrali, piccoli concerti, in modo da attrarre visitatori sempre nuovi al Parco archeologico, un luogo ricco di storia e cultura immerso in una natura che fortunatamente resta ancora incontaminata».
Immagini: Fondazione HEART
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