“LA PASSIONE NON HA ETÀ”, LA MOLFETTA CALCIO INVITA ALL’OPEN DAY DEDICATO AGLI OVER 35
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Molfetta. Di ritorno dalla Moldavia, il Parroco della Chiesa Madonna della Rosa sta organizzando in collaborazione con la Diocesi una serie di iniziative per prestare soccorso alla popolazione in fuga dalla guerra
Don Beppe De Ruvo, Parroco della Chiesa Madonna della Rosa, è rientrato a Molfetta dopo aver trascorso cinque giorni in Moldavia, a una manciata di chilometri dal confine con l’Ucraina. Partito assieme al Console per la Moldavia di Puglia Domenico De Candia, don Beppe ha passato gli ultimi giorni a organizzare una serie di iniziative per portare aiuto concreto alla popolazione in fuga dalla guerra. Al progetto collabora la Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizi, il Consolato Onorario Moldova in Bari, l’Ordine di Malta – Delegazione Puglia-Lucania, il SER – Servizio Emergenza Radio e il CISOM – Raggruppamento Puglia.
La situazione che il Parroco ha trovato a Chișinău è sempre più tragica perché, come spiega, i profughi che oltrepassano la frontiera moldava, a cui bisogna garantire assistenza, sono migliaia e aumentano ogni giorno di più.
«Recarsi di persona in Moldova è stato utile a comprendere quanto questa gente abbia bisogno di noi – racconta don Beppe De Ruvo – quanto possa rivelarsi utile il nostro aiuto. Da un lato abbiamo rappresentato innanzitutto la nostra vicinanza umana, dall’altro abbiamo toccato con mano delle situazioni estremamente delicate. Ci siamo spinti fino a Chișinău, la capitale moldava che dista appena 37 chilometri da Odessa. Qui abbiamo dato una mano in diverse strutture d’emergenza allestite dall’UNHCR e dal Comune di Chișinău, centri adibiti sostanzialmente a dormitori e mense che garantiscono assistenza di qualunque tipo a due-trecento famiglie al giorno. In un cinema sono stati allestiti oltre 400 posti letto. Non manca il supporto delle organizzazioni non governative, come Medici Senza Frontiere, Amnesty International e altre, ma purtroppo la situazione tende ogni giorno ad aggravarsi. Tantissime sono le famiglie del posto che accolgono i rifugiati ucraini e questo dà la dimensione di quanto può essere immenso il cuore della povera gente.
Appena sono rientrato, ho organizzato in accordo con la Diocesi una spedizione di beni alimentari e di prima necessità – continua don Beppe – perché alla partenza le scorte di cibo della dispensa erano quasi completamente terminate. A questa spedizione, che è già in viaggio verso la Moldova, se ne aggiungeranno altre. Non è stato possibile rientrare in autobus e quindi portare in Italia alcuni rifugiati perché c’è il problema dei documenti. La maggior parte degli ucraini fuggiti non ha avuto modo di portare con sé passaporti, patenti di guida o carte d’identità e quindi si è presentato il bisogno di coordinarsi prima con le forze dell’ordine. Abbiamo però iniziato a pianificare la partenza di decine di rifugiati che vogliono raggiungere l’Italia e, se tutto va bene, già per la settimana prossima dovrebbe partire un bus da Chișinău, organizzato interamente a nostre spese.
Ognuno faccia quello che può, l’importante è fare. Ormai un mese fa abbiamo accolto con la nostra Parrocchia due famiglie ucraine, in collaborazione con il plesso Battisti-Pascoli siamo riusciti a far inserire subito i bimbi a scuola, ma possiamo fare di più. Questa gente è spaventata e smarrita, sente di aver perso tutto, ma ciò che spezza davvero il cuore è che, nonostante la situazione non accenni a migliorare – conclude don Beppe – tutte le persone che abbiamo incontrato lì, ma del resto anche quelle che sono qui, non vedono l’ora di ritornare al proprio Paese e di riprendere la vita che conducevano prima della guerra».
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