MOLFETTA. Vincenzo Rutigliano: il primo radiotecnico e radiografista della città

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Molfetta - Da sabato 20 ottobre e per quindici giorni, presso la sala dei Templari, è possibile visitare una mostra nella quale è posta in evidenza la figura del fisico Guglielmo Marconi e del nostro concittadino Vincenzo Rutigliano, primo radiotecnico e radiografista della città, e l'importanza dello sviluppo della telegrafia senza fili e l’uso di essa per la salvaguardia della vita umana in mare. La mostra, allestita a seguito del convegno “Telegrafia senza fili, Marconi, Molfetta e il Mare”, è stata resa possibile grazie al radiotecnico Sergio Ragno, che ha recuperato e custoditi i cimeli esposti.

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Molfetta – Da sabato 20 ottobre e per quindici giorni, presso la sala dei Templari, è possibile visitare una mostra nella quale è posta in evidenza la figura del fisico Guglielmo Marconi e del nostro concittadino Vincenzo Rutigliano, primo radiotecnico e radiografista della città, e l’importanza dello sviluppo della telegrafia senza fili e l’uso di essa per la salvaguardia della vita umana in mare. La mostra, allestita a seguito del convegno “Telegrafia senza fili, Marconi, Molfetta e il Mare”, è stata resa possibile grazie al radiotecnico Sergio Ragno, che ha recuperato e custoditi i cimeli esposti.

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Abbiamo intervistato il sig. Mario Turno, presidente dell’associazione mutilati e invalidi di guerra di Taranto, presente durante la cerimonia di inaugurazione della mostra.

Vincenzo Rutigliano, nasce a Molfetta l’11 gennaio 1905. Nel 1922, neanche 18 enne, acquisisce il diploma-licenza tecnica rilasciato dalla Regia Scuola Tecnica e si iscrive al corso di specializzazione organizzato dall’Istituto Macchia di Bari, ottenendo prima il diploma di dattilografo e in seguito il diploma di maneggio dell’apparato Morse, rilasciato dall’Istituto Professionale di Telegrafia Telefonia e Radiotelegrafia “Alessandro Volta” di Palermo.

Nel 1925 superò l’esame per il conseguimento del brevetto di radiotelegrafista, che gli consentiva di entrare a far parte con la qualifica di radiotelegrafista nella “Compagnia
Marconi”, maturando contatti con qualificati tecnici del Regio Esercito e della Regia Marina Militare.

Ritorna a Molfetta e nella sua abitazione in via Annunziata continua gli studi e costruisce radio montando kit acquistati via posta a Milano. Si associa con un amico, Felice Cavallotti (omonimo del famoso uomo politico-garibaldino) e apre un negozio-laboratorio per la vendita e riparazione di apparecchi radio assemblati dall’ebanista Michele Panunzio.

I continui contatti con le case produttrici di componenti elettroniche (CGE, LESA, Geloso, DucatiRadio, ecc.) lo porta a stringere durature amicizie con valenti tecnici (Guido ing. Catacchio di Bari, Marcello Abate di Milano e tanti altri). Nel 1935, avendo conosciuto anche Marconi, accetta un suo invito di collaborazione e si imbarca sulla nave Elettra, per l’allestimento di nuovi apparecchi radio rice-trasmittenti, col fine di migliorare la potenza delle onde hertziane corte e cortissime da applicare nell’evoluzione delle radiocomunicazioni senza fili (T.S.F.). Tali operazioni si svolgevano sotto segreto industriale e militare.

Rutigliano collabora con Marconi fino al giorno della sua morte, che avviene il 20 luglio 1937, e rientra a Molfetta dove continua le sue ricerche e i suoi studi sulla T.S.F.

Viene chiamato alle armi nel 1940 e destinato presso una stazione avvistamento notturno aereo: Semaforo-Ostuni. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, rientra a Molfetta dove apre un nuovo laboratorio radiotecnico in via Vittorio Emanuele.

Il nostro, mantiene comunque i suoi contatti con i tecnici e gli ingegneri conosciuti sulla nave Elettra che si arruolano nella Repubblica di Salò lavorando per la X Mas ed altri scelgono la Regia Marina (a conflitto ultimato molti di loro emigrano in America). Prima di scomparire dal territorio nazionale essi stessi recuperarono alcune parti delle apparecchiature “marconiane” dalla nave Elettra per poi consegnarle alcune al Rutigliano. In seguito nel 1960 insieme al tecnico Todaro fonda la ditta “Rutigliano e Todaro”.

Alla sua morte il radiotecnico Sergio Ragno, suo allievo allora ventenne, recupera tutto il materiale elettronico depositato e lo custodisce fin quando il genero Umberto Todaro, che aveva ereditato il negozio, cessò l’attività. Il tutto viene poi donato all’associazione Eredi della Storia che, dopo i dovuti restauri, grazie ai ritrovamenti degli schemi originali, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia ne ha allestito una mostra presso l’istituto IPSIAM “Amerigo Vespucci” di Molfetta.

Rutigliano fu il primo a realizzare l’impianto di amplificazione presso la Cattedrale di Terlizzi e l’istituto Manzoni di Molfetta e il primo impianto di radiologia del dotto Nicola Maggialetti. Bisogna dunque essere grati a Vincenzo Rutigliano, pioniere della radio che in silenzio e con umiltà ha contribuito allo sviluppo della economia della nostra città.